Tra le tante cose che ci sfuggono mentre siamo impegnati nelle corse frenetiche del quotidiano, ce n’è una sulla quale vorrei dire qualcosa.

Pensate a quanto è bella la sola idea di salvezza. Noi abbiamo tanto bisogno di pensare che qualcuno prima o poi ci salverà. 

Ha bisogno di essere salvato chi si perde, chi è caduto, chi brancola nel buio. Ha bisogno di essere salvato chi ha una grave malattia. Cerca la salvezza chi si macera nell’errore, nei rimpianti e nei rimorsi. 

La salvezza, insomma, la cerchiamo e la desideriamo un po’ tutti, sia quella totale, parlo di salvezza di quanto ci sopravviverà, che quella minimale, la salvezza delle piccole cose, che poi è quella che mi interessa di più.

Questa canzone, Salvami, di cui è appena uscito il video, mi accompagna da quando avevo 16 anni, età in cui l’ho scritta. Nel video si può vedere il manoscritto, da me recuperato. Scrivevo su fogli ingialliti già allora, che io prendevo da un armadio dentro casa di mio nonno, residui della sua attività di direttore didattico. 

Dopo tanto tempo di oblio ho recuperato questo brano e il foglio su cui lo scrissi cambiando, come potete divertirvi a notare, pochissime parole. 

E’ un elenco di piccole salvezze. Che poi sono piccole per modo di dire. Un elenco che ognuno di noi può divertirsi a fare, e a scrivere anche qui sotto nei commenti.

Non è stato difficile compilarlo. 

Molto più difficile è dirvi a chi questo brano si rivolge. Come ben sanno le religioni, tutte a prometterci una salvezza, ancora più strana se associata a un obolo economico.

No, Salvami non è un brano religioso. E’ una preghiera, che è cosa molto diversa.

Ma se pure vi dicessi a chi si rivolge, non servirebbe a nulla, perché, come diceva il grande Massimo Troisi nel suo ultimo struggente film, “la poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve”.

E voi a chi la indirizzereste?