Chissà perché il sogno è sempre stato visto in opposizione alla veglia. Come se sognare ed essere desti fosse una cosa contraddittoria e impossibile, o l’una o l’altra.
Probabilmente, è causa della costruzione logica occidentale, tipicamente duale: o bianco o nero, o vero o falso, o 0 o 1. O sei sveglio o sogni. Non ci sono terze vie.
Tutto ciò ha confinato il sogno nella sfera del dormire, e infatti pare che in quei momenti ne facciamo tanti di sogni, e quasi tutti però non li ricordiamo.
C’è, poi, la vita-sogno, che non è il sognare ad occhi aperti: quella è una illusione. Vivere la vita come un sogno è cosa diversa, significa cogliere dettagli minimi, dare significati diversi dai soliti alle cose che accadono e alle persone che incontriamo. Significa essere così liberi nella comprensione come lo siamo nei sogni notturni, dove pare non esserci un filo logico e dove si accetta una meravigliosa confusione di fondo.
Chi nella vita ha questo approccio conduce una vita-sogno.
Così che non è necessario fare chissà che viaggi per raccontarli, e non è nemmeno necessario avere la vista per dipingere quadri. E possono bastare 7 minuti di visione per ricordare e immaginare per tutta la vita ciò che si è visto.
Perché quello che conta non è l’oggetto diretto, ma l’altro…ed altro…ed altro.
Qual è il vostro “altro”? Cosa, al di là del visibile e dell’evidente, cattura la vostra immaginazione e i vostri desideri?
Il sogno, in definitiva, è una diversa angolazione da cui guardare le cose.
Pensate veramente che la realtà sia una ed una sola, quella visibile ed evidente? Non vi sembra, questa prospettiva, un po’ troppo noiosa?
E non vi sembra che quello che invece tutti facevamo da bambini, ovvero guardare alla realtà come fosse un sogno e viverla senza rimandi alla logica, non fosse la memoria di qualcosa di più primigenio e spontaneo, di più vero, poi corrotto dalle leggi ferree di quella che chiamano vita degli adulti?
Sogno e sono distratto, sogno e sono sospeso, sogno e sono felice.