E niente. Vedo la parte finale del mio video “All’improvviso tornerà la luce” e – chiamala emozione, spavento, inquietudine, speranza – qualcosa mi fa sempre smuovere dentro.
Senza anticipare alcun dettaglio, sarà questa ricerca di luce, anche quando c’è, perché potrebbe essercene di più, e anche quando “a volte non c’è”.
O sarà il fatto che vedo sempre più improba la missione che, pur non avendomela assegnata nessuno, è come mi fosse stata data per quanto io ci sono concentrato sopra: andare verso la Verità delle cose, anche le piccole verità. Che, poi, applico in ogni ramo della mia vita, persino l’altro ieri facendo lezione all’Università ho capito come ormai il mio approccio sia sempre quello, che faccia musica o che parli di diritto e società o che faccia altro: aprirmi e cercare di fare aprire gli altri. L’ho persino annunciato agli studenti: “io sono qui per aprire il vostro cervello”. E, nel caso della musica, aggiungerei il cuore (senza togliere il cervello).
Tutto ciò comporta, come scrivevo in una canzone di anni fa che prima o poi riprenderò, “tagliare i rami secchi, tagliare le metastasi”. Togliere dalla propria vita quei piccoli rivoli di veleno, quello proprio e quello prodotto dagli altri, che, se non spazzati via per tempo, producono un fiume carsico di insoddisfazione e di oscurità.
Siamo messi ogni giorno davanti una questione di Verità e quasi ogni giorno la rifuggiamo per partecipare alla corsa più inutile di tutte, quelle verso il denaro e il potere (due facce della stessa medaglia). E il bello è che lo sappiamo pure ma, per pigrizia, per pavidità, per abitudine, per paura, ce ne dimentichiamo.
Tanto lo spettacolo che esordirà il 22 febbraio al Pentatonic di Roma (viale Oscar Sinigaglia 18) quanto il prossimo libro che sarà pubblicato ad aprile (a breve dettagli) saranno passi per me importanti in questo cammino che sto svolgendo. L’ho scritto anche nell’introduzione che so che è un tentativo destinato a sicura sconfitta, perché il mondo sta andando altrove, tra frotte di entusiasti convinti che puoi raggiungere la verità con l’artificio dell’intelligenza artificiale (termine che ormai ti ritrovi ovunque, un po’ come la rughetta anni fa…così van le mode!) .
L’artificio può essere utilissimo, ma certo non a conoscerti e a sfiorare la Verità.
Di questo e di altro vorrei parlare con il pubblico nelle chiacchiere di presentazione del disco, prima del concerto vero e proprio, del 22 febbraio.
Prenotate al 351 967 4290 che i posti son pochi.