Ormai la parola sold out è stra-abusata, l’ho usata in passato persino io, quasi scherzosamente. Però L’infinito fra le mani, inizialmente previsto nella sola data del 12 ottobre al TeatroBasilica, ha raggiunto veramente il tutto esaurito di prenotazioni. Tanto che abbiamo aggiunto una data, l’11 ottobre, che così diventa prima assoluta, e pure questa in tre giorni è stata esaurita.
Penso che ad aver suscitato tanto interesse, oltre un certo passaparola, sia il fatto che si sia capito che si tratta di una novità assoluta.
E’ il primo spettacolo teatrale che non è semplicemente dedicato a un artista ma, avendo una sua propria originalità, è incentrato sui temi portati avanti da quell’artista che vanno poi inevitabilmente a incontrarsi con alcune riflessioni dell’autore dello spettacolo, che poi sarei io. Persino le canzoni si incrociano, con una grande preponderanza di quelle di Battiato ovviamente: ma tre pezzi sono miei, anche questi scelti secondo la loro pertinenza al tema trattato.
Ho tenuto in tutti i modi a spiegare cosa questo spettacolo non è: non è una carrellata di hit, non è un concerto di cover, non è un omaggio né un tributo.
Più difficile spiegare cosa è, sia per non rovinare la sorpresa, sia perché io stesso, pur essendo abituato a mischiare generi e linguaggi, mi sto misurando con qualcosa di così nuovo, quasi sperimentale, che, nonostante siano e mesi e mesi che proviamo, ancora trovo stupore, emozioni vive, pieghe a cui io stesso non avevo pensato.
Ad esempio, da qualche giorno, quando ne parlo con qualche amico, dico che è un progetto che contiene anche delle provocazioni. Gentili, non arroganti né supponenti, ma a loro modo potenzialmente destabilizzanti. Anche verso me stesso: è successo che il mio stesso testo mi abbia provocato e fatto riflettere su certe mie dinamiche.
Ecco, se il pubblico si sentirà provocato, e i giorni successivi tornerà su certi pensieri, avrò forse raggiunto il mio obiettivo principale.